giovedì 27 maggio 2010

Il prezzo della benzina in Italia



Benzina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La benzina è un prodotto distillato dal petrolio greggio a una temperatura che si aggira fra i 30 e i 210 °C. Da un litro di petrolio, solo il 10% diventa benzina dopo la prima semplice distillazione. Utilizzando le frazioni più pesanti (gasolio pesante e residui di distillazione) si possono ottenere molecole più piccole adatte ad essere usate come benzina, grazie ad un trattamento detto cracking attraverso il quale gli idrocarburi di maggior peso molecolare vengono frammentati in presenza di un catalizzatore.



Molte delle accise italiane furono introdotte come temporanee per far fronte a vari eventi straordinari, ma nonostante il venir meno della causa a tutt'oggi non risultano ancora rimosse:

•1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935 (0,001 euro);
•14 lire per la crisi di Suez del 1956 (0,007 euro);
•10 lire per il disastro del Vajont del 1963 (0,005 euro);
•10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966 (0,005 euro);
•10 lire per il terremoto del Belice del 1968 (0,005 euro);
•99 lire per il terremoto del Friuli del 1976 (0,051 euro);
•75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980 (0,039 euro);
•205 lire per la missione in Libano del 1983 (0,106 euro);
•22 lire per la missione in Bosnia del 1996 (0,011 euro);
•0,020 euro (39 lire) per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004.

Il tutto per un totale di 0,25 euro (486 lire). Su queste accise viene applicata anche l'IVA, per un totale di 0,30 euro.
Inoltre, dal 1999, le Regioni hanno la facoltà di tassare i carburanti, al momento lo fanno Campania, Molise, Marche (a causa del deficit sanitario) e Liguria.

Il petrolio viene acquistato dai Paesi arabi in dollari americani ed è quotato in tale moneta alle Borse di Londra (Brent) e New York (WTI). Il cambio euro/dollaro superiore all'unità è un fattore favorevole che abbassa il prezzo del barile di greggio nei Paesi UE.

Le compagnie petrolifere sono state oggetto in varie parti del mondo di critiche per i ritardi con i quali i prezzi al consumo tengono conto di periodi di lieve discesa per le quotazioni del greggio, e del cambio euro/dollaro favorevole.

Simili critiche sono mosse ai Governi italiani perché una detassazione della benzina consentirebbe di compensare i rincari del barile di greggio, e di controllare una spirale inflazionistica. Il gettito derivante dalle accise grava indistintamente sui consumatori e non risponderebbe ai principi di equità e proporzionalità della tassazione con il reddito.

Ultime notizie!


NUOVO RAPPORTO ISTAT PRESENTATO ALLA CAMERA
In Italia due milioni di giovani non lavorano e non studiano
Il 15% delle famiglie in crisi economica: una su due non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa.

ROMA - Nullafacenti, loro malgrado. Tirano sera con poche speranze: l'Italia ha il più alto numero, tra i paesi europei, di giovani che non lavorano e non studiano. Vivere a casa con i genitori non è più una scelta: è l'unico modo per sbarcare il lunario. Il quadro dell'Italia disegnato nel rapporto annuale dell'Istat, presentato alla Camera, è quello di un paese in parte ripiegato su sè stesso, che accusa drammaticamente la crisi economica nella vita di tutti i giorni. Famiglie non più in grado di affrontare qualsiasi imprevisto, disoccupazione o sottoccupazione, in particolare nella fascia femminile. Il potere d'acquisto pro capite italiano è scivolato sotto il livello del 2000 mentre la pressione fiscale è salita al 43,2% nel 2009, aumentando di tre decimi di punto rispetto all'anno precedente (42,9% nel 2008) e ampliando lo stacco di oltre tre punti percentuali con la media Ue che l'anno scorso si è attestata al 39,5% (dal 40,3% del 2008). «Caso unico» tra le grandi economie, sottolinea l'Istituto nazionale di statistica.
Insomma un quadro nell'insieme a tinte fosche, anche se qualche spiraglio di luce filtra: la ripresa si avvia verso una fase di «progressivo consolidamento» nei prossimi mesi in tutti i settori «ad eccezione delle costruzioni» che restano a picco, in Italia così come in altri Paesi europei quali Francia e Spagna. La crisi, ricorda infine il rapporto, pesa comunque di più sui lavoratori stranieri che su quelli italiani. Il tasso di occupazione dei primi è infatti calata nel 2009 a ritmi doppi rispetto ai secondi.

GIOVANI ALLO SBANDO - Non sono gli unici, ma quelli che pagano di più questo stato di cose sono i giovani. Quelli che non fanno nulla. Si chiamano Neet (Non in education, employment or training) e nel nostro paese sono oltre 2 milioni. Per questo, il nostro paese, ha il primato europeo. Hanno un'età fra i 15 e 29 anni (il 21,2% di questa fascia di età), per lo più maschi, e sono a rischio esclusione. A casa con mamma e papà ma non più per scelta nè per piacere.
I "bamboccioni" lasciano il posto ai conviventi forzati con i genitori, costretti dai problemi economici. Nonostante le aspirazioni, i 30-34enni che rimangono in famiglia sono quasi triplicati dal 1983 (dall'11,8% al 28,9% del 2009). Lo denuncia l'Istat nel rapporto annuale presentato alla Camera. Questi giovani sono coinvolti nell'area dell'inattività (65,8%). Il numero dei giovani Neet è molto cresciuto nel 2009, a causa della crisi economica: 126 mila in più, concentrati al nord (+85 mila) e al centro (+27 mila). Tuttavia il maggior numero, oltre un milione, si trova nel Mezzogiorno. Fra i Neet si trovano anche laureati (21% della classe di età) e diplomati (20,2%). È un fenomeno in crescita; nel 2007 (dati Ocse), l'Italia già registrava il 10,2% di Neet contro il 5,8% dell'Ue). Chi sono i giovani Neet? Sono coloro che perdono il lavoro e quanto più dura questo stato di inattività tanto più hanno difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro. Tra il primo trimestre del 2008 e lo stesso periodo del 2009 la probabilità di rimanere nella condizione di Neet è stata del 73,3% (l'anno precedente era il 68,6%), con valori più elevati per i maschi residenti al nord. Alla più elevata permanenza nello stato di Neet si accompagna anche un incremento del flusso in entrata di questa condizione degli studenti non occupati (dal 19,9% al 21,4%) ed una diminuzione delle uscite verso l'occupazione.

15% DELLE FAMIGLIE IN CONDIZIONI DI DISAGIO ECONOMICO - Oltre il 15% delle famiglie vive in condizioni di disagio economico, con una percentuale che supera il 25% nel Mezzogiorno; una su tre non riesce a sostenere spese impreviste, quasi una su due non può permettersi una settimana di ferie lontano da casa, mentre ci si indebita sempre più. La crisi, tuttavia - viene evidenziato nel rapporto - ha colpito le famiglie che già stavano peggio, tanto che la maggior parte (il 60%) di quelle in condizioni di disagio economico lo era già nel 2008. Da un lato, infatti, la percentuale delle cosiddette famiglie "deprivate" risulta essere nel 2009 pari al 15,3%, un valore sintetico sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente. Ma scorrendo le singoli voci di disagio, tra il 2008 e il 2009 si nota come sia cresciuto il numero delle famiglie indifese nel far fronte a spese impreviste (passate dal 32% al 33,4% nella media nazionale), quelle in arretrato col pagamento di debiti diversi dal mutuo (dal 10,5% al 13,6% di quelle che hanno debiti) e quelle che si sono indebitate (salite dal 14,8% al 16,4%). Allo stesso modo sale al 40,6% (dal 39,4% del 2008) la quota di famiglie per cui una settimana di ferie in un anno lontano da casa è solo un miraggio. Ma non manca neppure chi, allo stremo, dichiara di non aver avuto almeno una volta nel corso dell'anno soldi per acquistare cibo: la media risulta pari al 5,7% (dal 5,8% del 2008) ma al nord si sale dal 4,4% al 5,3%. E ancora: cala leggermente la quota di famiglie che non può permettersi di riscaldare adeguatamente l'abitazione (10,7% dall'11,2% del 2008), benchè - viene rilevato - i prezzi al consumo del gas e dei combustibili liquidi siano diminuiti rispettivamente dell'1,5% e del 20%. Si riduce anche la percentuale di famiglie che riferisce di essere in arretrato con il pagamento del mutuo (dal 7,6% al 6,4%) e con il pagamento dell'affitto (dal 14% al 12,5% del totale in affitto).

Fonte: www.corriere.it
26 maggio 2010(ultima modifica: 27 maggio 2010)

mercoledì 26 maggio 2010

Quando la benzina scarseggia ...


E' sera, hai cenato a casa con pizzoccheri scaduti conditi con avanzi verdi vari del cassetto delle verdure del frigo, ma sei felice.
E' la tua uscita settimanale.
L'unica uscita per la quale ti concedi di bere qualcosa in compagnia di amici spendendo ben 5€ per una birra media bionda doppio malto.
C'è sempre latente nel tuo cervello il senso di colpa. Quella vocina fastidiosa che continua a ripeterti: "Ma sai quante birre a casa ti saresti bevuta con 5€?! Poi, non ti lamentare,OK?!?!"
Cancello l'odiosa vocina con l'immagine di un locale colmo di persone ridenti che chiacchierano amabilmente dei massimi sistemi della vita e della situazione contingente del mondo: la vittoria dell'Inter, la ceretta dall'estetista, il meteo e l'assenza delle mezze stagioni.
Sono in auto.
Fumo la mia quarta sigaretta, consapevole che uscendo sgarrerò anche con quelle.
Mi sento bene.
Ma cos'è quella fastidiosa lucina che lampeggio nel cruscotto?
Oh my god.
SONO IN RISERVA?
Angoscia: da quanto tempo lampeggia la lucina? Sarà mica che tenendo l'albero di Natale in casa fino ad aprile ho completamente compromesso la mia vista e non noto più il lampeggio? Ho quindi anche problemi con la luce gialla del semaforo di notte?
Passata l'angoscia, cerco la soluzione.
Fare benzina.

MA LA BENZINA COSTA DAVVERO 1,396 € AL LITRO?

Il costo della benzina è un argomento che va approfondito con serietà.

Ho capito solo ora la soluzione reale: la bicicletta.
Ed è così che mi trovo a passeggiare in bicicletta sulla Padana Superiore con un piumone di 5Kg e un ingombro pari a 100cm X 80cm.

Qualcosa non funziona ... Ma cosa?

Non mendico. Questo è vero. Faccio solo alcune rinunce. E tutti nella vita rinunciano a qualcosa. Non pretendo di potermi fare qualche viaggetto e contemporaneamente di potermi comprare quel paio di scarpe marroni basse di cui avrei tanto bisogno per andare in ufficio. Rinuncio alle scarpe e parto per Amsterdam (il volo costa meno delle scarpe!).
Sta bene.
Il problema sta nel fatto che, benchè concedendomi due vacanze economiche all'anno e rinunciando ad altro, io arrivo a fine mese con ZERO EURO sul conto corrente.
E il mio stipendio viene bonificato il 10 del mese successivo.
Ops.

Quindi: quale futuro? quale attività in proprio? quale investimento? quale figlio? e se "figlio sia": quale futuro per lui? Un tenero piccolo neonato che viene al mondo inconsapevole del fatto che dovrà mantenere i genitori, che saranno anche senza pensione, nonchè, ancora abissati dai debiti a 70 anni?
Può accadere che cogitare sul "figliare" mi faccia sentire un minimo egoista e ancor più opportunista...

E quindi?

Vista la premessa in incipit, i dubbi sono i seguenti:
- le case costano troppo?
- i mutui sono proibitivi?
- gli stipendi sono troppo bassi?
- i costi per la telefonia sono eccessivi?
- le utenze domestiche, quali gas e corrente elettrica, hanno costi troppo alti?
- perchè il prezzo della pasta al chilo continua ad aumentare?

A questi dubbi, possono essere date delle risposte certe?

Fare la spesa con i tickets!


Si ha sempre la consapevolezza che mangiare sia necessario (e per me anche piacevole), però: quanto costa!
Stare dietro alle offerte, per chi come me non ama fare la spesa, non è sempre possibile e talvolta è anche controproducente (acquisti troppo, scade e butti). Allora porto avanti la tesi: poca spesa alla volta, settimana per settimana o anche giorno per giorno.

Ma il piccolo supermercato talvolta è più costoso!

Soluzione: spesa con i tickets che mi danno in ufficio e pausa pranzo autogestita.
Perchè comunque quanto spendi per una schiscietta (minimal lunch in office) è sempre mooolto meno di quanto costa un panino nel più sfigato dei bar di Milano.